Unicredit e Bpm: l’offerta che divide mercato e politica
La proposta di Unicredit per acquisire Bpm si scontra nuovamente con la reazione ostile del Governo, creando una divisione tra mercato e politica. La valutazione delle conseguenze industriali dovrebbe essere lasciata agli azionisti e agli stakeholder, ma finisce inevitabilmente coinvolgendo anche analisti e operatori di Borsa. A poche ore dall’annuncio di Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, si ripete il solito schema che ha caratterizzato le grandi operazioni finanziarie degli ultimi anni.
Il conflitto tra interessi finanziari e interessi politici
La decisione di Unicredit potrebbe mettere a rischio il progetto del ‘terzo polo’ bancario, guidato da Bpm, e complicare la situazione di Mps. Orcel si trova quindi a dover gestire due fronti: l’operazione con Commerzbank e le tensioni politiche in Italia e in Germania.
Le voci contrarie del ministro Giorgetti e di Salvini mettono in luce le divergenze di opinione. Mentre Giorgetti sottolinea la mancanza di accordo con il governo e fa riferimento al ‘golden power’, Salvini critica l’ascesa di Unicredit a discapito di banche italiane come Bpm e Mps.
La difesa dell’italianità contro la creazione di un campione europeo
Il confronto tra interessi nazionali e europei emerge chiaramente, con il governo italiano che si oppone alla trasformazione di Unicredit in una banca straniera. Orcel, d’altro canto, punta a creare un campione europeo per competere a livello internazionale. La decisione finale spetterà al Consiglio di Amministrazione di Bpm e ai suoi stakeholder.
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