La fotografia di Ulderica Da Pozzo si configura come un’autentica macchina del tempo, un occhio che osserva e interpreta luoghi, persone e tradizioni che stanno lentamente scomparendo. Con la sua sensibilità e il suo approccio empatico, l’artista documenta un mondo che sta svanendo, attraverso scatti che raccontano la memoria storica, culturale e identitaria della Carnia, delle montagne friulane, di Erto, delle Valli del Natisone e del Friuli di mezzo.
Una mostra che restituisce tracce di un tempo passato
La personale Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria è un viaggio nell’anima della Carnia, nei luoghi che hanno segnato l’identità di generazioni di abitanti, oggi spesso abbandonati. La mostra, promossa dal CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, si apre sabato 15 febbraio alle 17.30 nella Galleria Sagittaria di Pordenone, e propone 55 opere fotografiche di grande valore antropologico, scattate negli anni ’90, che raccontano la trasformazione dei luoghi, delle case e delle persone attraverso lo sguardo profondo dell’artista.
Ulderica Da Pozzo stessa racconta: “Questa mostra rappresenta per me il modo di spiegare la forza della fotografia, la sua capacità di raccontare luoghi e persone che non ci sono più. Come nel caso del mio borgo, Campivolo, che non esiste più, ma che in queste fotografie rivive”. In queste immagini si nasconde la memoria di stanze vuote, di materassi abbandonati, di tavole disposte per una cena mai più celebrata, di porte e finestre che raccontano la vita che è stata.
Un percorso espositivo che riscopre il passato
Il curatore della mostra, Angelo Bertani, evidenzia come nella fotografia di Da Pozzo emerga la consapevolezza di un mondo che si dissolve: “La fotografia diventa così il mezzo per salvare tracce e memorie, affinché possano essere affidate a una collettività che vi si riconosce”. La mostra si suddivide in diverse sezioni, ognuna dedicata a un aspetto della vita contadina e familiare, che si esprime nei luoghi e negli oggetti che l’artista ha immortalato. Le immagini di porte e finestre di vecchie abitazioni simboleggiano il legame vitale tra l’interno e l’esterno, tra la casa e chi l’ha abitata. Altra sezione è dedicata alle stanze vuote, che evocano la solitudine e il passare del tempo.
Una particolare sezione della mostra propone foto evocative di oggetti che custodiscono storie e sentimenti: una tavola apparecchiata che non è mai stata utilizzata, un vecchio materasso abbandonato, il focolare ormai in rovina. C’è anche una foto che ritrae un’anziana donna che si copre il volto con un giornale, negando la propria immagine. “In quel gesto, la donna ci fa capire che la sua vita è ormai un ricordo”, spiega Bertani. Le cose diventano miniature d’eternità, trasportando lo spettatore in un varco che attraversa il tempo.
La carriera di Ulderica Da Pozzo
Ulderica Da Pozzo, che ha iniziato la sua carriera fotografica nel 1976, ha costruito un vasto archivio fotografico che documenta la cultura materiale, il paesaggio, le tradizioni popolari e la vita agricola del Friuli Venezia Giulia. Ha collaborato con numerosi enti e istituzioni, ed è autrice di diversi volumi fotografici e mostre, tra cui Il fum e l’aga (1998), Carnia (2002) e Malghe e malgari (2005). Le sue opere sono conservate alla Bibliothèque Nationale di Parigi e hanno ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia nel 2002.
La sua fotografia si distingue per un ritratto realistico e senza retorica delle persone della sua terra, con un’attenzione particolare alle tradizioni che rischiano di scomparire. Ha esposto in prestigiosi eventi internazionali come la Biennale Diffusa di Trieste e la Biennale di Arles.
Dettagli della mostra
La mostra Echi del tempo sarà visibile fino al 5 aprile presso la Galleria Sagittaria di Pordenone. L’ingresso è gratuito e le visite sono disponibili dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. È anche possibile prenotare visite guidate. Il catalogo della mostra è disponibile in galleria o su richiesta.