Il tumore al seno rimane la principale causa di mortalità nel genere femminile. Le statistiche dimostrano che una donna su otto viene coinvolta da questa malattia durante la sua vita ed è la prima causa di morte oncologica sotto i 50 anni, tra i 50 e 70 e sopra i 70 anni. Tuttavia, una ricerca scientifica, alla quale partecipa anche il Presidio Ospedaliero” Giovanni XXIII” di Monastier, sta gettando nuova luce sulle prospettive di sopravvivenza delle donne: l’approccio diagnostico personalizzato che è stato identificato come una strategia vitale per combattere il tumore al seno.
La Scoperta Rivoluzionaria: Medicina Personalizzata
L’ approccio diagnostico personalizzato tiene conto delle caratteristiche individuali della paziente. Ogni donna, infatti, ha mammelle diverse e talvolta nella stessa donna la mammella destra è differente da quella sinistra. Un approccio multi diagnostico consente quindi di individuare tempestivamente anomalie e lesioni, fornendo così la possibilità di trattamenti mirati e guarigioni efficaci.
Lo Studio Pink
A stabilirlo è lo Studio scientifico Pink partito, nel 2018 e gestito dal Centro Nazionale di Ricerche di Pisa con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano che dal 2018 ha considerato 30.372 casi che hanno effettuato complessivamente 55.279 MX, 50.396 Tomo, 52981 eco, 489 RM e 210 CESM. Fanno parte dello Studio alcuni tra gli istituti universitari italiani più importanti e strutture specialistiche come il Presidio Ospedaliero” Giovanni XXIII” di Monastier con l’obiettivo di valutare l’importanza dell’integrazione e multi modalità diagnostica che attualmente, per il tumore della mammella, si avvale
- dei raggi X con la mammografia,
- degli ultrasuoni con l‘ecografia e
- dei campi magnetici con la risonanza magnetica
“Ognuna di queste tre modalità ha punti di forza e punti di debolezza – fa sapere il dottor Bernardino Spaliviero Radiologo/Senologo del “Giovanni XXIII”- Ma la loro integrazione, nelle diverse situazioni che si riscontrano nelle mammelle femminili, è straordinariamente importante e a tutt’oggi, purtroppo, non ancora adeguatamente considerata. Un esempio– continua il radiologo – l’esame più importante è la mammografia che ha però un punto di debolezza: la densità del tessuto mammario il cui limite si può superare solo integrandola con l’ecografia o la risonanza magnetica. Affidarsi esclusivamente alla mammografia comporta il rischio di mancate diagnosi, permettendo al tumore di progredire inosservato perdendo del tempo prezioso – ribadisce Bernardino Spaliviero.
Dati di Densità del Seno e le Categorie A, B, C, D: Una Guida alla Personalizzazione
La densità del seno viene classificata in 4 categorie, A, B, C e D che riflettono la densità del tessuto mammario e il suo impatto sulla capacità della mammografia di rilevare lesioni potenzialmente pericolose.
- Se la mammella è radiotrasparente cioè in classe A, si vede praticamente tutto e il 90-95% delle diagnosi sono corrette;
- se la densità è B, cioè disomogeneamente densa si vede il 70%;
- se la densità è C si individua il 60%;
- se la densità è D, cioè molto densa, si vede il 40-50% delle lesioni patologiche neoplastiche.
E’ quindi in considerazione del tipo di mammella che, stando allo Studio Pink si adegua la metodologia diagnostica. Una diagnostica quindi personalizzata che in circa il 90% dei casi riesce ad individuare precocemente una neoplasia che potrebbe risultare letale. Dopodiché bisogna anche considerare i fattori di rischio e i precedenti familiari sulla base dei quali stabilire la periodicità dei controlli, che devono essere tra 1 e 2 anni al massimo.
Partecipazione attiva del Presidio Ospedaliero “Giovanni XXIII” di Monastier
Il Presidio Ospedaliero “Giovanni XXIII” di Monastier svolge un ruolo importante nello studio scientifico che è iniziato nel 2018. Sin dalla sua nascita la struttura ospedaliera trevigiana si è dedicata a raccogliere dati e contributi significativi per lo sviluppo dell’approccio diagnostico personalizzato. Ad oggi, stando all’ultimo rapporto diffuso lo scorso giugno Monastier, con la produzione di oltre 3500 casi, è tra le prime 4 strutture nazionali più attive nella ricerca scientifica gestita dal Centro Nazionale di Ricerche di Pisa.
“L’approccio della medicina personalizzata, abbracciato dallo Studio Pink e alla quale la nostra Breast Unit ha deciso di aderire fin dalla sua nascita – commenta Gabriele Geretto Amministratore Delegato del “Giovanni XXIII” – apre una finestra di speranza nel campo della diagnosi e trattamento del tumore al seno. Un obiettivo che da sempre ci prefiggiamo anche con l’utilizzo di apparecchiature di alto livello tecnologico e di esperti radiologi dall’esperienza consolidata. Proseguiremo su questa strada perché quello che per noi è importante è ridurre l’impatto mortale di questa malattia che va a colpire non solo la donna ma tutto il suo nucleo famigliare consentendo loro di guardare al futuro con maggiore ottimismo e fiducia”.
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