TRIESTE – La sospensione improvvisa dei gruppi di supporto per le persone affette da demenza ha scatenato indignazione tra le famiglie di Trieste e la politica locale. I consiglieri Francesco Russo (Partito Democratico) e Giulia Massolino (Patto per l’Autonomia – Civica FVG) hanno presentato un’interrogazione in Regione, denunciando la decisione come grave e irresponsabile, priva di una motivazione chiara e dannosa per pazienti e caregiver.
Un servizio essenziale cancellato senza spiegazioni
Il gruppo di supporto attivo da vent’anni nella Microarea di Trieste rappresentava un punto di riferimento per malati e familiari, offrendo attività utili a rallentare il declino cognitivo e occasioni di socializzazione. La sua eliminazione improvvisa, senza fornire alternative, ha generato sconcerto tra gli utenti e i professionisti del settore.
«Si tratta di una scelta miope e ingiustificabile, in netto contrasto con le evidenze medico-scientifiche», ha dichiarato Francesco Russo, sottolineando come il servizio non solo migliorasse la qualità della vita dei pazienti, ma fosse anche un sostegno indispensabile per le famiglie, che spesso affrontano in solitudine le difficoltà legate alla gestione della malattia.
Conseguenze pesanti per pazienti e famiglie
Secondo Giulia Massolino, questa decisione avrà un impatto negativo su oltre 6000 persone affette da demenza solo a Trieste, un numero destinato a crescere con l’aumento dell’aspettativa di vita. «L’interruzione di questi gruppi può accelerare il peggioramento clinico, aumentando il rischio di istituzionalizzazione e i costi per il sistema sanitario», ha spiegato la consigliera, evidenziando la necessità di ampliare e potenziare questi servizi invece di eliminarli.
La riattivazione neurocognitiva, infatti, rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e rappresenta un intervento preventivo fondamentale per ridurre la spesa sanitaria a lungo termine.
Interrogazione in Regione: si chiedono risposte e soluzioni
Russo e Massolino hanno chiesto alla Giunta regionale di chiarire le motivazioni che hanno portato a questa scelta, interrogandosi sulla base scientifica di una decisione che va contro ogni logica di tutela della salute pubblica.
«Il benessere della cittadinanza non può essere sacrificato per scelte politiche prive di razionalità», concludono, esortando la Regione a riattivare e potenziare i gruppi di supporto su tutto il territorio.