TRIESTE – La situazione al Porto Vecchio di Trieste continua a peggiorare, con la presenza di un gran numero di migranti che occupano gli spazi dei magazzini abbandonati e le aree dei cantieri in corso. Si stima che siano almeno un centinaio le persone che, senza fissa dimora, si sono stabilite all’interno degli hangar e negli spazi circostanti, sfidando i divieti e le recinzioni. La chiusura del Silos e la riduzione delle strutture di accoglienza hanno contribuito a far crescere il fenomeno nelle ultime settimane.
Occupazioni e tensioni nei cantieri
I migranti presenti al Porto Vecchio si dividono in piccoli gruppi, occupando diversi edifici a seconda delle etnie. Alcuni di loro hanno montato accampamenti di fortuna con tende e coperte, mentre altri utilizzano le aree meno accessibili per sfuggire ai controlli delle autorità. Gli operai che lavorano nei cantieri infrastrutturali della zona hanno segnalato la presenza costante di persone non autorizzate, con episodi di tensione e atti di violenza, come il lancio di pietre e altri oggetti contro i lavoratori.
Richiesta di intervento
Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha scritto una lettera al prefetto Pietro Signoriello per richiedere un’azione più incisiva, tra cui l’istituzione di un presidio fisso nella zona e lo sgombero dei migranti dagli edifici occupati. Il primo cittadino ha sottolineato come i controlli effettuati finora non siano sufficienti per garantire la sicurezza nei cantieri e nelle aree circostanti, esprimendo preoccupazione per la crescente pericolosità della situazione.
Migranti di passaggio e stanziali
Non tutti i migranti presenti nell’area sono in attesa di accedere al sistema di accoglienza; molti vivono in città da tempo ma non riescono a trovare un alloggio stabile. Altri sono solo di passaggio, sistemando tende e accampamenti sotto le arcate monumentali del porto o nelle tettoie di Largo Santos. La convivenza tra i vari gruppi è spesso difficile, con tensioni che si manifestano anche tra gli stessi migranti.
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