UDINE. Il Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, il più grande della regione Friuli Venezia Giulia, è a un punto di rottura stando a quanto riferiscono. «La recente ondata di dimissioni, compresa quella del direttore e della sua facente funzioni, ha messo in luce una serie di problemi strutturali e organizzativi che non possono più essere ignorati». A denunciarlo l’Aaroi Emac, l’associazione degli anestesisti e rianimatori.
Situazione attuale e cause del disagio
Le difficoltà del Pronto Soccorso di Udine sono molteplici e complesse. L’associazione degli anestesisti e rianimatori Aaroi Emac ha denunciato una “situazione drammaticamente ingravescente“, evidenziando vari aspetti critici che riassumiamo di seguito:
Turni massacranti e mancato governo dei flussi aziendali: il personale è sovraccaricato a causa di una gestione inefficace dei flussi di pazienti.
Diminuzione drastica del personale: più della metà dell’organico medico ha lasciato l’incarico nell’ultimo anno, aggravando la carenza di personale.
Utilizzo di cooperative e gettonisti: l’ingresso di personale esterno, spesso non adeguatamente integrato nella realtà ospedaliera, ha complicato ulteriormente la gestione.
Burnout e stress lavoro-correlato: il tasso elevato di assenze per stress testimonia il grave livello di burnout tra i lavoratori.
Dimissioni della facente funzioni
«Gravissima è la notizia delle dimissioni della facente funzioni del Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine – ha espresso il Consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG. «Non è possibile che continui ad aggravarsi il pessimo clima aziendale e organizzativo del più importante Ospedale del Friuli. Già le tante dimissioni e spostamenti di personale pubblico avevano obbligato a indire in ASUFC costosissimi appalti con cooperative private per gestire i servizi di Pronto Soccorso, che avevano creato gravissime problematiche di coordinamento. L’Assessore Riccardi non può più cercare delle scuse, deve rispondere in prima persona delle gravi criticità gestionali. Da 6 anni ha voluto assumersi questo compito. Non può più quindi scaricare la colpa su chi c’era prima. Il COVID è ormai passato. I medici pur ci sono nel privato. Il tetto di spesa per il personale sanitario nella nostra regione non c’è. Mi rivolgo al Presidente Fedriga, se i dipendenti pubblici continuano a dimettersi o c’è la strategia di farlo oppure chi gestisce le scelte apicali nel Sistema Sanitario Regionale pubblico deve essere sostituito, prima che sia troppo tardi»