PADOVA – Venerdì 11 aprile alle ore 18.00 verrà inaugurata la mostra “MADE IN ITALY (volevo un titolo Pop)” negli spazi di Maco Arte a Padova. L’esposizione, che comprende una trentina di opere, per lo più pittoriche, realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta, offre uno spunto interessante per esplorare l’esperienza della Pop Art italiana, con particolare attenzione alle sue differenze rispetto alle tendenze emerse in America durante lo stesso periodo.
Un viaggio attraverso la Pop Art italiana
Il fenomeno della Pop Art è noto per la sua vasta diffusione e notorietà, con le radici che affondano nel lavoro di artisti anglosassoni come Richard Hamilton e Allen Jones. A partire dai primi anni Sessanta, la Pop Art americana porta l’estetica della comunicazione di massa nel mondo delle arti visive. In questo contesto, i principali esponenti della corrente propongono un’interpretazione acritica delle icone contemporanee, creando paesaggi visivi dove oggetti comuni, prodotti alimentari e personaggi pubblici sono celebrati come simboli del culto moderno dell’immagine.
Tuttavia, in Italia la Pop Art assume un carattere diverso, influenzato dalla storia culturale del paese e dalle sue peculiarità sociali. Nel 1964, la Biennale di Venezia segna un momento fondamentale per il riconoscimento internazionale della corrente, con la vittoria di Robert Rauschenberg. Ma già prima, alcuni artisti italiani avevano esplorato i temi tipici della Pop Art, come la leggibilità immediata delle immagini pubblicitarie, adottando un uso distintivo del colore.
La Pop Art italiana: un’interpretazione unica
L’esposizione di Maco Arte mette in luce come i pop artist italiani abbiano sviluppato una visione unica della corrente, legandola strettamente alla realtà socio-politica italiana. Le opere di Mario Schifano, ad esempio, rivelano le tensioni ideologiche che attraversano il paese, con citazioni delle ricerche artistiche d’avanguardia, come nel ciclo A Balla. Il lavoro di Tano Festa, invece, reinterpreta le figure di Michelangelo attraverso nuovi linguaggi cromatici e spaziali, come nel dipinto Michelangelo according to Tano Festa del 1967.
In modo simile, il lavoro di Enrico Baj si distingue per l’uso di materiali diversi, provenienti dall’ambito extra-artistico, creando sculture e opere plastiche che esprimono una posizione ideologica fortemente anarchica e antimilitarista. Le opere di Valerio Adami, invece, riflettono una frammentazione della quotidianità, dando vita a scene pubbliche e private che raccontano l’ambiente di vita contemporaneo.
Una critica sociale e politica attraverso l’arte
Un altro aspetto che emerge dall’esposizione riguarda la critica sociale e politica, in particolare nelle opere di Concetto Pozzati, che mette in evidenza la speculazione economica e i meccanismi dei consumi, come dimostrato nell’opera Di più per rialzarne il prezzo (1967). Emilio Tadini, con il suo approccio ironico, porta alla luce il nuovo “paesaggio” italiano, mescolando elementi di design con immagini provenienti dalla segnaletica stradale, come in Viaggio in Italia del 1971.
Gli artisti protagonisti
La mostra presenta quattordici artisti di spicco, tra cui Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Mario Ceroli, Lucio del Pezzo, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Gino Marotta, Aldo Mondino, Concetto Pozzati, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Giangiacomo Spadari e Emilio Tadini. Curata da Mattia Munari e Nicola Galvan, l’esposizione è completata da un catalogo che verrà presentato durante il finissage, previsto per il 14 giugno.
Informazioni sulla mostra
La mostra rimarrà aperta al pubblico da venerdì 11 aprile a sabato 14 giugno, con orari di apertura da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30, oppure su appuntamento.
Un’opportunità unica per scoprire un aspetto meno conosciuto eppure affascinante della Pop Art italiana e il suo legame con la cultura e la società del nostro paese.