“Una decisione unanime che sposa la ferma convinzione espressa da sempre di avere una medicina generale di prossimità al cittadino, efficace ed efficiente grazie al suo rapporto di convenzione, che valorizza l’autonomia e la massima duttilità dell’assistenza erogata ai pazienti”: così Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, commenta con favore l’Intesa unanime raggiunta in Conferenza Stato-Regioni sull’Ipotesi di Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. Ultimo atto necessario all’entrata in vigore dell’ACN, sottoscritto il 20 gennaio scorso, su cui era già stato acquisito il parere positivo del Comitato di Settore, del Governo e la certificazione della Corte dei conti.
Le Regioni confermano con questa Intesa il punto contrattuale di riferimento per l’area della medicina generale. «Serviranno ora le risorse economiche e umane – sottolinea Scotti – anche per sostenere un contenuto di professionalità in area medica, ma soprattutto per sburocratizzare il sistema e realizzare una giusta suddivisione dei carichi dei lavori con personale amministrativo e sanitario che sia di supporto ai medici di famiglia attraverso un finanziamento specifico». In questo senso Fimmg si affianca alle Regioni rispetto alla richiesta di maggiori risorse, specificamente destinate, così da consentire all’ACN di avere un compimento pieno a latere di progetti legati al PNRR; con il preciso intento di preservare domiciliarità, prossimità e fiduciarietà come valori assoluti di un Servizio Sanitario Nazionale che descriva offerte di uguaglianza dalla grande metropoli al piccolo comune. «Tutto questo – prosegue il segretario generale Fimmg – grazie alla professionalità dei medici di famiglia che proseguono a svolgere, e la firma di ieri lo sancisce in modo inequivocabile, un lavoro determinante nel quadro del loro rapporto di convenzione».
Su questa strada, che all’unanimità tra le Regioni ha visto superare l’incostante dibattito sulla dipendenza, è forte la determinazione di Fimmg ad affiancare le Regioni stesse al fine di ottenere i necessari finanziamenti per le risorse umane, in relazione ad esempio alle premialità per gli obiettivi variabili destinati alla medicina generale o anche a potenziare la funzione spoke degli studi sul territorio.
«Il ruolo unico che viene proposto – conclude Scotti – può dare soluzione anche alla carenza dei medici con la possibilità di un’evoluzione diretta del medico di continuità assistenziale in funzioni fiduciarie non più a ore, bensì a quota capitaria con percorsi che permettano di sburocratizzare anche l’accesso alla funzione di medico di famiglia sempre più carente sui territori per la mancata programmazione e la sempre più diffusa demotivazione; riteniamo che quindi questa Intesa debba essere il volano fiduciario per chi sceglie questa funzione del SSN e speriamo che le progettualità e gli investimenti in tal senso di Governo e Regioni lo dimostrino dando contenuto ai contenitori del PNRR».
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