TRIESTE – La perizia medico-legale ha stabilito che Liliana Resinovich è stata uccisa “con elevata probabilità” nella mattinata del 14 dicembre 2021, entro quattro ore dalla colazione. Questo significa che il decesso sarebbe avvenuto indicativamente entro le ore 12 di quel giorno.
Le ultime ore di Liliana Resinovich
L’ultimo avvistamento di Liliana risale alle 8:50, quando è stata ripresa da una videocamera di un autobus mentre attraversava piazzale Gioberti a Trieste. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire i suoi spostamenti dopo l’uscita da casa, elemento chiave per comprendere cosa sia successo nelle ore successive.
Il ritrovamento del corpo: dettagli e analisi forense
Secondo gli esperti, il corpo di Liliana avrebbe giaciuto in posizione fetale sin dall’evento morte oppure sarebbe stato posizionato poco dopo, indicativamente entro 6-10 ore. Non sono emersi elementi che indichino che il cadavere sia stato spostato o conservato altrove.
L’analisi meteorologica ha rivelato che la temperatura nel boschetto, dove è stata ritrovata il 5 gennaio 2022, si è mantenuta attorno ai 5 gradi per tutto il periodo. Ciò ha consentito agli esperti di escludere la possibilità di una conservazione artificiale del corpo.
Le nuove indagini: possibili tracce di DNA
Uno degli aspetti più rilevanti della perizia riguarda gli indumenti e i sacchetti in cui era avvolto il capo di Liliana. Sono state individuate 15 formazioni pilifere su vestiti e capelli. Attraverso le più recenti tecnologie di sequenziamento ultramassivo (NGS), gli inquirenti potrebbero riuscire a identificare eventuali tracce di DNA di terzi.
Inoltre, esistono due ulteriori formazioni pilifere analizzate dalla Polizia Scientifica, insieme a residui biologici estratti da cordini e sacchi esterni. Questi elementi potrebbero fornire nuovi indizi fondamentali per risalire all’autore del delitto.
La causa della morte: soffocamento e colluttazione
L’autopsia ha confermato che Liliana è morta a causa di una soffocazione esterna diretta, avvenuta contestualmente o subito dopo un’aggressione con lesioni contusive al volto e al corpo.
Gli esperti parlano di una colluttazione seguita da asfissia, forse causata da una mano, un oggetto morbido o un sacchetto premuto sul viso.
La dinamica ipotizzata prevede che dopo la perdita di coscienza, il killer abbia applicato i sacchetti sul capo per completare l’azione mortale. Nonostante ci siano stati segni di lotta, gli indumenti della vittima risultavano composti. Secondo i periti, questo è compatibile con un’aggressione di media entità, ovvero quella che provoca il decesso ma senza la necessità di lacerare o scomporre i vestiti.
Le autorità stanno ora concentrando gli sforzi sulla ricostruzione degli spostamenti di Liliana nelle ore cruciali prima della morte e sull’analisi genetica dei reperti. Le nuove tecnologie forensi potrebbero fornire risposte decisive e permettere di individuare eventuali responsabilità di terzi.