Intense trattative per la rinascita della Democrazia Cristiana
Nel cuore del centrosinistra si accende un acceso dibattito sull’obiettivo centro da perseguire in vista delle prossime elezioni, mentre si avvicinano gli importanti appuntamenti delle convention centriste a Milano ed Orvieto nel prossimo weekend. Ma nel frattempo, a Montecitorio, si stanno svolgendo interlocuzioni tra le forze politiche di centrodestra, scatenate dall’esito della prima udienza ad Avellino riguardo alla controversa questione legale sul nome e il simbolo della Democrazia Cristiana. Questa disputa è stata innescata dall’ex senatore Salvatore Cuffaro, segretario della Democrazia Cristiana Sicilia, contro Gianfranco Rotondi, deputato di Fdi e presidente della Dc con Rotondi. L’obiettivo di queste trattative è quello di “rinascere la Democrazia Cristiana dando un segnale forte prima delle convention di Milano e Orvieto”, magari annunciando un patto proprio nella storica data dell’18 gennaio, anniversario della fondazione del Partito Popolare. Secondo fonti attendibili, questo patto potrebbe portare i cristiano democratici a costituire “una scatola giuridica nuova in cui convergano tutte le associazioni, conferendo ad essa le proprie ragioni o aspettative di diritto”, come spiega Franco De Luca, ex parlamentare e fondatore della Dc di Rotondi.
Un’udienza a sorpresa ad Avellino
L’intervento del magistrato durante l’udienza ad Avellino potrebbe risultare decisivo nel mettere d’accordo i vari movimenti centristi. Sulla questione legale riguardante il nome e il simbolo della Dc, ci sono attualmente due cause intentate da due distinti movimenti che sostengono di rappresentare la continuità della Democrazia Cristiana: la Dc di Nino Luciani a Roma, che chiede di vietare all’Udc l’uso dello scudo crociato, e la Dc di Cuffaro ad Avellino, che contesta a Rotondi l’uso del nome. Durante la prima udienza ad Avellino è emersa una sorpresa: “Cuffaro assente”, mentre erano presenti tutte le associazioni Dc convenute, inclusi Rotondi e la giovane giudice delegata Paola Beatrice. Quest’ultima ha rinviato l’udienza di sei mesi dopo aver formulato un auspicio di conciliazione, suggerendo la costituzione di una “scatola giuridica” nuova in cui convergano tutte le associazioni, conferendo loro le rispettive ragioni o aspettative di diritto.
Una nuova speranza per la Democrazia Cristiana
Questa soluzione è stata accolta positivamente da diversi attori politici, che vedono in essa un’opportunità storica per la ricostituzione della Dc. Se l’operazione avrà successo, si potrà parlare di un passaggio significativo dal “patto di Cannes” (la tregua tra Buttiglione e Bianco durante la scissione del Ppi) al “patto di Avellino”, entrambi guidati dalle indicazioni di un magistrato. A differenza di quanto accaduto a Cannes, dove la Democrazia Cristiana ha concluso la sua corsa, ad Avellino c’è la concreta possibilità che questa corsa possa ricominciare. Questo potrebbe cambiare il panorama politico, come ha espresso il rammarico di Rotondi in vista delle prossime elezioni: “La partita del 2027 si deciderà al centro, dove i democristiani giocano naturalmente. Peccato che a sinistra ci si organizzi, e a destra si applichi il motto dei perdenti: i foderi combattono, e le sciabole rimangono appese”. Ma forse, grazie a questa nuova prospettiva, la situazione potrebbe cambiare radicalmente. (di Roberta Lanzara)