VENEZIA – L’adozione dell’intelligenza artificiale sta crescendo rapidamente nel panorama industriale italiano, ma il divario tra grandi imprese e PMI resta significativo. Secondo l’ultimo rapporto Istat, nel 2024 l’8,2% delle aziende con almeno 10 dipendenti utilizza almeno una delle sette tecnologie IA, un incremento rispetto al 5% del 2023. Tuttavia, mentre le grandi aziende sono in forte espansione nell’utilizzo di queste tecnologie, le piccole imprese faticano a tenere il passo.
Le imprese di medie dimensioni (50-99 addetti) hanno mostrato un balzo significativo nell’adozione dell’IA, passando dal 5,6% nel 2023 al 14% nel 2024, mentre le grandi aziende sono cresciute dal 24,1% al 32,5% nello stesso periodo. Il vero problema emerge quando si analizza la situazione delle PMI, che rappresentano il tessuto produttivo dell’economia italiana e che restano indietro in termini di digitalizzazione e formazione.
L’appello di Confapi Venezia per più incentivi alla formazione
Marco Zecchinel, presidente di Confapi Venezia, ha lanciato un appello alle istituzioni affinché si intervenga con incentivi mirati alla formazione nelle piccole e medie imprese.
«Una PMI su quattro in Italia ha un alto livello di digitalizzazione, ma il divario con le grandi imprese è ancora troppo evidente. La presenza di specialisti in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione nelle PMI si ferma all’11,3%, mentre nelle grandi aziende arriva al 74,5%» – afferma Zecchinel.
Il problema si riflette anche nei corsi di formazione informatica: solo il 16,9% delle PMI organizza percorsi di aggiornamento per i propri dipendenti, a fronte di un 67% nelle grandi imprese. Questa disparità rischia di frenare lo sviluppo del settore manifatturiero e dei servizi, limitando la competitività delle piccole imprese italiane.
Il rischio di monopolio tecnologico
Zecchinel evidenzia inoltre un altro problema: il predominio delle Big Tech americane.
«L’intelligenza artificiale è un’opportunità, ma senza le giuste competenze rischia di diventare un fattore di monopolio, lasciando le PMI senza strumenti adeguati per competere. Per questo servono politiche di accompagnamento all’uso dell’IA in tutti i settori».
L’adozione dell’intelligenza artificiale dovrebbe essere vista come un vantaggio strategico, non un ostacolo per le imprese più piccole. Tuttavia, senza un’adeguata formazione, il rischio è che solo le grandi industrie possano sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie, lasciando le PMI in una posizione di svantaggio competitivo.
I settori che guidano l’innovazione
Dal rapporto Istat emerge che alcuni settori stanno trainando l’adozione dell’intelligenza artificiale in Italia:
- Informatica: il 36,7% delle imprese utilizza tecnologie IA (23,6% nel 2023)
- Telecomunicazioni: il 27,6% delle aziende ne fa uso (13,3% nel 2023)
- Produzione cinematografica e musicale: il 28,3% delle imprese è attivo nel settore IA (11,1% nel 2023)
Cresce anche l’adozione combinata di almeno due tecnologie IA, passata dal 2,8% al 5,2% tra le imprese con almeno 10 addetti.
Sicurezza informatica e cyber attacchi: la situazione nelle imprese
Negli ultimi anni, l’attenzione alla cyber security è aumentata, con il 32,2% delle aziende che utilizza almeno sette misure di sicurezza informatica (contro il 28% nel 2022). Tuttavia, le PMI sono ancora un bersaglio vulnerabile agli attacchi informatici, a causa della scarsa diffusione di sistemi avanzati di protezione.
Sul fronte della sicurezza, si registra un leggero calo nel numero di attacchi informatici gravi:
- Imprese con 50-249 addetti: dal 22,1% al 19,8%
- Imprese con oltre 250 addetti: dal 33,1% al 29,9%