Gli insetti sconosciuti hanno finalmente un nome, ma in realtà si sa perfettamente con chi avremo a che fare.
A metà tra le cimici e le mosche, ma molto più piccoli gli insetti appena studiati dall’Ersa si chiamano Nysius Thymi e a quanto pare non sono pericolosi per l’uomo.
Di fatto la proliferazione studiata nelle zone di Buttrio in provincia di Udine è risultata assolutamente anomala ma xon ogni probabilità favorita dal forte caldo umido di questi giorni.
Non si esclude nemmeno il rischio che la proliferazione possa continuare e addirittura raggiungere i numeri delle attuali cimici per le quali si stanno prendendo in esame antagonisti in grado di divorare le uova ai primi stadi.
Il genere Nysius è molto polifago e la sua proliferazione è favorita da stagioni calde e siccitose, come osservato anche in altre località italiane ed estere. Si tratta di cimici di piccole dimensioni, che depongono le uova direttamente sulle piante o nascoste nel terreno.
Hanno apparato boccale pungente succhiatore e la loro attività di alimentazione può interessare sia le parti vegetative sia quelle riproduttive delle piante (ad es. sulle crucifere le infiorescenze e le silique). Durante le pullulazioni estive sia le neanidi che gli adulti possono causare notevoli danni alle piante, quali ingiallimenti e avvizzimento dei tessuti, disseccamenti e necrosi di foglie e branche e perdita di peso degli organi riproduttivi.
Il caso di particolare rilievo osservato si è sviluppato in appezzamenti di soia di secondo raccolto seminata su sodo dopo colza, con densità di parassiti che ha raggiunto livelli fino a 250 esemplari per pianta, mentre dove la soia seguiva il frumento la popolazione di cimici era trascurabile.
Dalle osservazioni fatte direttamente e da una ricerca bibliografica a livello mondiale, il rischio di danno appare apprezzabile su soia di secondo raccolto seminata su sodo dopo colza in annate calde e siccitose.
E’ possibile accertare in tempo utile tale rischio osservando su campioni di residui del colza in superficie la presenza (e anche la numerosità) o meno dell’insetto.
In caso di presenza elevata una soluzione agronomica (da preferire a trattamenti chimici, secondo i principi della difesa integrata) è costituita dall’interramento dei residui della coltura precedente.