Oltre alla richiesta al governo per istituire il coprifuoco alle 23 a partire da giovedì 22 ottobre, nella riunione che si è tenuta lunedì 19 ottobre con il presidente della Regione Attilio Fontana e tutti i sindaci dei Comuni capoluogo, «tutte le parti intervenute hanno condiviso l’opportunità della chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, della media e grande distribuzione commerciale, tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità».
È quanto si legge in una nota della Regione. La decisione sarà contenuta nella prossima ordinanza emanata dalla Regione: la proposta impone quindi la chiusura di tutte le attività e lo stop agli spostamenti, ad esclusione di casi «eccezionali» che, come è avvenuto durante i mesi del lockdown la scorsa primavera, consentirà il movimento per motivi di salute, lavoro e comprovata necessità.
Alla videoconferenza in cui è stato chiesto di condividere con il Governo il coprifuoco dalle 23 alle 5 in Lombardia erano collegati tutti i sindaci dei capoluoghi lombardi di provincia. Erano invece presente a Palazzo Lombardia, con il presidente Attilio Fontana il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il presidente dell’Anci Lombardia, dell’Unione provincie lombarde, i capigruppo di maggioranza e minoranza in Consiglio regionale.
La proposta ha l’ok del governo: «Sono d’accordo sull’ipotesi di misure più restrittive in Lombardia. Ho sentito il presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore».
È quanto ha dichiarato all’Ansa il ministro della Salute Roberto Speranza.
Questo proprio mentre Milano continua ad essere la sorvegliata speciale, da dove arriva la metà dei nuovi positivi della Regione (814 casi nell’area metropolitana, 436 a Milano città). In questi giorni il Covid ha colpito anche il Palazzo di Giustizia, dove lunedì mattina sono state effettuate diverse sanificazioni in uffici e locali della Procura, dopo tre casi di pm positivi e un intero corridoio è stato chiuso per la disinfezione. «Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere noi attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa» è stato l’allarme lanciato dal direttore sanitario dell’Ats di Milano, Vittorio Demicheli.
Il timore è uno solo: che il numero crescente dei malati di Covid-19 ma anche il gran numero di pazienti non Covid che arrivano in pronto soccorso per altre malattie possano mettere in affanno la macchina organizzativa. Se si dovessero superare i 150 ricoveri per Covid in terapia intensiva, nei prossimi giorni è pronta infatti a scattare la cosiddetta «fase 2» del piano ospedaliero lombardo, con l’attivazione anche delle terapie intensive alla Fiera di Milano e di Bergamo, per i quali in queste ore si lavora anche al reclutamento del personale».
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