Il 12 marzo si celebra la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari, un’occasione importante per riflettere sull’importanza di proteggere e rispettare coloro che quotidianamente si dedicano alla cura della salute dei cittadini. La giornata è dedicata a sensibilizzare l’opinione pubblica e a condannare ogni forma di violenza che possa colpire queste figure professionali, ormai troppo spesso vittime di aggressioni fisiche e verbali.
L’allarmante aumento delle aggressioni in Friuli Venezia Giulia
Nel Friuli Venezia Giulia, il fenomeno delle aggressioni a danno degli operatori sanitari è purtroppo in costante crescita. Nel 2023 sono stati accertati circa 500 casi di aggressione nei confronti del personale sanitario, e nel 2024 si è registrato un aumento del 20% rispetto all’anno precedente, segno evidente di come il problema stia acquisendo proporzioni preoccupanti. Questi episodi non solo mettono a rischio la sicurezza di medici, infermieri e operatori sociosanitari, ma compromettono anche la qualità dei servizi sanitari, essenziali per la cura della collettività.
La campagna “Non sono un bersaglio”
Per fare fronte a questa crescente violenza, la Croce Rossa Italiana ha lanciato già nel 2018 la campagna “Non sono un bersaglio”, un’iniziativa che punta a sensibilizzare la popolazione sul rispetto degli operatori sanitari, affinché vengano riconosciuti come professionisti al servizio della comunità, e non come obiettivi da colpire. La campagna, che ha avuto un buon riscontro, ha come obiettivo primario quello di promuovere una cultura della solidarietà e del rispetto reciproco, essenziale per garantire che gli operatori sanitari possano lavorare in sicurezza, senza il timore di subire aggressioni.
La risposta legislativa: dalla Legge n. 113/2020 al Decreto Legge n. 137/2024
Il Parlamento italiano ha riconosciuto la gravità di questa situazione e, nel 2020, ha introdotto la Legge n. 113 per contrastare la violenza contro gli operatori sanitari. Tuttavia, questa misura non ha portato ai risultati sperati. A seguito di ciò, nel 2024 è stato varato il Decreto Legge n. 137, che prevede pene più severe per chi aggredisce un operatore sanitario, con la possibilità di arresto in flagranza, una condanna fino a cinque anni di reclusione e una multa fino a 10.000 euro. Sebbene l’intervento repressivo della legge sia fondamentale, sorge una domanda: è sufficiente a fermare la violenza, o è necessario agire anche sulla prevenzione e sull’educazione?
La posizione della Croce Rossa Italiana
La Croce Rossa Italiana del Friuli Venezia Giulia ritiene che la repressione da sola non sia sufficiente. Se da un lato la legge rappresenta uno strumento importante per contrastare le aggressioni, dall’altro è fondamentale educare la popolazione sui danni che tali atti comportano. Aggredire un operatore sanitario significa privare la comunità di una risorsa preziosa, in quanto ogni aggressione rischia di mettere fuori uso una figura professionale che è indispensabile per il corretto funzionamento dei servizi sanitari. Danneggiare un pronto soccorso o un’ambulanza non è solo un atto di violenza, ma rappresenta un vero e proprio pericolo per l’intera collettività, in quanto nega a tutti l’accesso ai servizi di emergenza.
L’iniziativa di sensibilizzazione in Friuli Venezia Giulia
Per sensibilizzare ulteriormente la popolazione, la Croce Rossa Italiana, in collaborazione con le Aziende Sanitarie del Friuli Venezia Giulia, gli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, gli Ordini delle Professioni Infermieristiche, la Federazione Italiana Medici Medicina Generale Regionale e la Cooperativa Medici Cure Primarie, organizzerà un presidio informativo mercoledì 12 marzo, dalle ore 09 alle 12, presso alcuni ospedali della regione. L’iniziativa ha lo scopo di sensibilizzare i cittadini sulla violenza contro gli operatori sanitari e di rafforzare il messaggio di rispetto nei confronti di chi ogni giorno si dedica alla salute della comunità.