La XXI edizione della rassegna “La Scena delle Donne”, organizzata dalla Compagnia di Arti e Mestieri, continua in Friuli Venezia Giulia con un appuntamento molto atteso. Domani, 26 marzo 2025, alle 20.45, presso l’Ex Convento di S. Francesco (via della Motta 13, Pordenone), andrà in scena lo spettacolo “Fuck Me(n)” della compagnia Evoè!Teatro, adattato e diretto da Liv Ferracchiati.
Un’analisi della mascolinità e della cultura patriarcale
Lo spettacolo è interpretato da Giovanni Battaglia, Emanuele Cerra e Paolo Grossi, e ha vinto il concorso nazionale “Attivati – Call for Activism”, lanciato dalla Compagnia di Arti e Mestieri con l’obiettivo di coinvolgere artisti uomini in una riflessione sulla cultura patriarcale. L’iniziativa parte dal presupposto che la violenza sulle donne sia una questione maschile, in quanto radicata nelle disuguaglianze di genere e nei soprusi perpetrati dagli uomini.
La crisi della mascolinità e i personaggi dello spettacolo
Secondo Liv Ferracchiati, il concetto di mascolinità è oggi “in crisi”, percepito come una “bestia ferita” che reagisce con dinamiche negative, come il potere, la violenza e la gelosia, incapace di adattarsi alla modernità e ai cambiamenti nei rapporti umani. “Fuck Me(n)” porta in scena tre testi che esplorano diverse manifestazioni della mascolinità tossica:
- “Il professore animale” di Giampaolo Spinato,
- “Tracce mnestiche di un padre di famiglia” di Massimo Sgorbani,
- “Sunshine” di Roberto Traverso.
Se inizialmente questi personaggi sembrano mostri senza speranza, lo spettacolo scava nel loro passato e nelle loro fragilità, rivelando le circostanze che li hanno portati a diventare ciò che sono. Ferracchiati sottolinea che, sebbene i carnefici siano ingiustificabili, sono a loro volta vittime di un sistema culturale patriarcale tramandato di generazione in generazione. La speranza, come afferma l’autrice, è che nascano nuovi padri e nuovi figli, che possano interrompere la trasmissione di certi falsi saperi.
Dettagli dell’evento
Lo spettacolo sarà un’occasione per esplorare temi cruciali legati alla violenza di genere, alla cultura patriarcale e alla crisi della mascolinità. Le luci sono curate da Emanuele Cavazzana, i costumi sono di Lucia Menegazzo, e la parte fonica è affidata a Giacomo Agnifili.