Mestre-Venezia, 22 gennaio 2024 – Si ridimensiona la crescita dei nuovi contratti di assunzione stipulati in Veneto con i giovani under 30, segnando a fine settembre 2023 solo un +0,5% rispetto al 2018 (anno che aveva visto nello stesso periodo una crescita del 56% rispetto al 2013), e addirittura i dati scendono un poco dopo la ripresa del biennio post pandemia: ‒3,4% rispetto al 2022. Al contempo, continuano preoccupantemente a rimanere bassi i contratti “stabili”, ossia quelli a tempo indeterminato e di apprendistato, insieme pari a solo un quarto dei totali stipulati nel 2023, mentre risultano essere ben 2 su 3 (59,4%) i contratti a tempo determinato.
Insomma, il lavoro dei giovani resta fragile anche in Veneto, creando senza dubbio disaffezione verso il territorio e quindi uno stimolo all’abbandono, e questo nuovo si profila come un anno decisivo per dare il via a una svolta possibile.
È con un focus sui giovani – individuati tra le priorità del sindacato per il 2024 – che Cisl Veneto ha scelto di aprire il nuovo anno, indagando come si è mosso il mercato del lavoro regionale nell’ultimo decennio per gli under 30. La fonte sono i dati di Veneto Lavoro dal 1° al 3° trimestre considerati negli anni 2023 (ultimi disponibili con dettagli specifici sui contratti stipulati), 2018 e 2013, elaborati e comparati tra loro dal centro studi Fondazione Corazzin.
«Abbiamo voluto tenere lo sguardo più ampio sulle tendenze, evitando di limitare l’analisi agli ultimi due anni – spiega Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto –. Questa lettura ci conferma come serva rilanciare con forza politiche regionali di lungo respiro e strumenti efficaci per sostenere l’occupabilità dei giovani, anzitutto promuovendo il loro ingresso nel mercato del lavoro dalla porta principale, quella dell’apprendistato e dei contratti stabili. Questo anche per diventare finalmente più attrattivi per i giovani, considerate da un lato la nostra scarsa capacità di trattenerli sul territorio e dall’altro la forte crisi demografica, entrambe con un impatto non da poco sul mercato del lavoro: sempre meno giovane e pieno di disequilibri, caratterizzato da un perseverante mismatch domanda/offerta e da una ricerca resasi difficile per le imprese». «Ora che si sono raggiunti nuovamente i livelli prepandemia – aggiunge –, sarà fondamentale agire sul 2024 per rafforzare il trend di crescita rimasto costante nell’ultimo decennio, pur con gli stop e le risalite ben noti connessi alle diverse crisi, e per fare in modo che la frenata del 2023 non diventi strutturale».
A emergere chiaramente dall’indagine anche le forti differenze tra le province venete nelle dinamiche del mercato del lavoro giovanile, dovute ai diversi assetti produttivi e occupazionali. «Ciò significa che, pur all’interno di politiche regionali con indirizzi comuni, servono interventi “su misura” in grado di rispondere alle specificità territoriali – continua il segretario –. Sarà importante in tal senso portare a regime l’istituzione degli Ambiti territoriali sociali, che potranno, a nostro avviso, assumersi ruoli di governance decisivi anche per la gestione del mercato del lavoro locale, in stretta sintonia con il sistema delle imprese, con le rappresentanze sociali e con le istituzioni formative territoriali».
Le nuove assunzioni dei giovani under 30 nel 2023 e le tipologie di contratti stipulati
Nel dettaglio, Veneto Lavoro ci dice che nei primi nove mesi del 2023 sono state 257.515 le assunzioni di lavoratori con meno di 30 anni, ossia il 38,1% del totale nuove assunzioni (675.365). Dati che segnano appunto solo un +0,5% rispetto a cinque anni fa (a fronte del ‒7,7% per gli adulti 30-54 anni, e +17,8% per gli over 54), dopo il considerevole aumento, pari al 56%, segnato nel 2018 (256.245) rispetto al 2013 (164.200). Un’altalena di numeri connessa ai diversi accadimenti, tra crisi ed emergenze di vario genere; numeri che comunque nell’arco degli ultimi dieci anni (2013-2023) mostrano chiaro un trend globale di crescita, con il valore più alto registrato nel 2022 (266.500) e quello più basso osservato nell’anno dello scoppio della pandemia (167.825). Insomma, l’ultimo anno evidenzia la fine della forte ripresa occupazionale postpandemica, e palesa delle criticità se guardato alla luce della completa ripresa del mercato del lavoro per gli under 30 osservata negli anni considerati dalla ricerca.
Ma è indagando le tipologie di nuovi contratti stipulati, che ritroviamo i tratti distintivi del lavoro dei giovani, ossia una perdurante frammentazione e quindi una minor continuità. Ben il 59,4% dei contratti stipulati con giovani under 30 è rappresentato da contratti a tempo determinato (64,0% sul totale nuove assunzioni per questa tipologia), il 17,2% da contratti di somministrazione, ossia quelli stipulati da una realtà terza rispetto all’impresa utilizzatrice (sul totale: 14,6%), il 13,7% dall’apprendistato, che può essere stipulato per giovani fino ai 29 anni compiuti (sul totale: 5,3%). Il contratto meno diffuso è, infine, proprio quello atempo indeterminato utilizzato solo nel 9,7% dei casi(sul totale: 16,1%), vale a dire per un solo contratto su 10.
Le tipologie di contratti: uno sguardo ai trend degli ultimi dieci anni
Se poi l’analisi si allarga agli ultimi dieci anni, con una comparazione di 2013, 2018 e 2023, è evidente come i contratti che si possono considerare “stabili”, ossia di apprendistato e a tempo indeterminato, mantengano insieme il medesimo peso: neppure un quarto dei contratti stipulati con i giovani under 30. Nello specifico, i contratti a tempo indeterminato passano dal rappresentare il 10% del totale delle assunzioni nel 2013 al 7,5% nel 2018, per risalire nel 2023 arrivando a un valore poco più basso di quello registrato nel 2013, appunto il 9,7%. Anche per i contratti di apprendistato i dati si mantengono costanti: dieci anni fa erano il 13,3% dei nuovi contratti stipulati con under 30 anni, nel 2018 il 13,8%, infine nel 2023 il 13,7%. «Questa fotografia dell’apprendistato ci dice quanto stenti ad affermarsi nel territorio veneto – mette in evidenza ancora Refosco –, nonostante le riforme, gli accordi istituzionali e sindacali stipulati e gli incentivi economici per le imprese. Eppure dovrebbe essere lo strumento preferito di ingresso dignitoso nel mondo del lavoro per i giovani. È necessario chiedersi il perché e attivare con urgenza politiche di rilancio di questa forma contrattuale».
Ed è guardando, invece, ai contratti a tempo determinato che lungo il decennio cogliamo il maggior incremento: nel 2013 costituiscono il 54,4% del totale assunzioni under 30 e il 52,4% nel 2018, per arrivare nel 2023, come anticipato, al 59,4%. Dall’altra parte, i contratti di somministrazione che aumentano tra il 2013 e il 2018, passando dal 22,4% al 26,2%, subiscono poi un calo nel 2023 attestandosi appunto al 17,2%. Un trend che può essere letto come una preferenza delle imprese ad assumere direttamente giovani lavoratori con contratto a tempo determinato anziché tramite agenzie per il lavoro.
Anche nella lettura dei dati regionali relativi agli stage formalizzati da giovani under 30, intesi qui come percorsi extracurricolari rispetto agli studi, si osserva nell’ultimo decennio (2013-2023) una tendenza di crescita fino al 2016 e poi un calo, sia in termini assoluti che in relazione al numero di assunzioni di giovani. Ciò può dimostrare che il fabbisogno di giovani nel mercato del lavoro porta finalmente le imprese a stipulare contratti di assunzione e non forme di inserimento formalmente solo formative.
Analizzando i diversi settori…
Se poi si affonda l’analisi nei settori, in cima alla classifica per maggior numero di nuovi contratti di assunzione di giovani under 30 nel 2023 nella nostra regione risultano i servizi alle imprese, noleggi e agenzie (53.800) ‒ dato che però comprende in maniera prevalente le attività di ricerca del personale che pertanto riguardano vari settori produttivi ‒; al secondo posto vi è il settore ricettività e ristorazione (dovuto all’importante ripresa del turismo post pandemia e all’ampio utilizzo nel comparto di contratti stagionali) con 53.535 assunzioni di lavoratori under 30, seguito dalle attività manifatturierecon 30.585 assunzioni.
Uno sguardo interno a ciascun singolo settore, infine, vede nelle attività artistiche e sportive la maggiore percentuale di nuove assunzioni under 30 sul totale delle nuove assunzioni dello stesso settore (49,9%),seguite da ricettività e ristorazione (46,3%), commercio (46,0%), attività finanziarie e assicurative(44,8%), attività professionali (43%), altre attività di servizi (42,5%), servizi di informazione e comunicazione (42,4%).
Una lettura, quella dell’andamento e delle criticità del mercato del lavoro giovanile, che inevitabilmente nelle riflessioni va accostata al progressivo e allarmante calo della popolazione under 30 in Veneto: –20,6% nel 2022 rispetto al 1992, con previsioni al 2042 che ci indicano un ulteriore calo del 12,6% (fonte: Istat).
(Segue scheda di approfondimento con analisi demografica/focus giovani under 29, dati provinciali nuove assunzioni under 30 con dettaglio per tipologia di contratto e settori e analisi contratti di stage)
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
Analisi demografica popolazione/focus giovani under 29, dati provinciali su nuove assunzioni
giovani under 30 per tipologia di contratto e settore e analisi contratti di stage extracurricolari.
Analisi demografica / Focus giovani under 29 con dati regionali e provinciali
La popolazione under 29 in Veneto ha visto negli ultimi trent’anni un calo drammatico, contraendosi del 20,6% rispetto al 1992 (1,7 milioni): questa fascia di età conta infatti 1,3 milioni nel 2022 (fonte: Istat, ultimi dati disponibili al 2022).A questo si aggiunge un ulteriore calo del 12,6% stimato per il 2042, quando è previsto si arriverà a 1,16 milioni. Numeri che se rapportati al totale della popolazione nella nostra regione, passano da un peso percentuale del 38,1% nel 1992 a 27,3% nel 2022 e a 24,3% nella stima per il 2042.
Lo sguardo ai dati provinciali della popolazione under 29 ci restituisce una considerevole differenziazione territoriale della distribuzione demografica giovanile. Sia per quanto riguarda i dati ad oggi (2022) che dal confronto con il 1992, all’ultimo posto in termini di peso percentuale di popolazione under 29 su totale popolazione, ma anche in termini di variazione percentuale di giovani rispetto a trent’anni fa, troviamo la provincia di Rovigo (con il 23,1% dei giovani under 29 su totale popolazione nel 2022; decrescita del 39,5% di under 29 nel 2022 rispetto al 1992), poi Belluno (25,0% e –32,3% rispetto al 1992) e Venezia(25,9% e –29,0% rispetto al 1992). D’altro lato, le province che registrano il numero più alto di giovani rapportato al totale della popolazione e ne hanno registrato la minor variazione percentuale rispetto al 1992 sono quelle di Vicenza (peso percentuale del 28,6% e un calo del 18,2% rispetto al 1992), Treviso (28,4% e –13,1%) e Verona (28,3% e –12,4%).
Anche le previsioni Istat per il 2042 ci forniscono una lettura alquanto disomogenea a livello provinciale: Rovigo rimane la provincia che si stima potrà subire il calo maggiore, ossia –16,6% del numero di giovani residenti con meno di 29 anni nel 2042 rispetto al 2022; seguita da Vicenza (–15,2%), Treviso(–13,9%) e Belluno (–13,8%). Le province venete che registrano una stima di perdita della popolazione giovanile minore, e comunque sopra la media regionale, sono Verona (–8,8% dei residenti under 29 nel 2042 rispetto al 2022), Padova (–11,9%) e Venezia (–12,3%).
Assunzioni under 30: dati provinciali con dettaglio tipologia contratti e settori
Dall’analisi di Fondazione Corazzin, condotta a partire dai dati di Veneto Lavoro dal 1° al 3° trimestre 2023, a livello provinciale in ordine decrescente per numero di nuove assunzioni di giovani under 30 risultano in testa Venezia (72.070), Verona (58.925) e Treviso (35.965), seguite da Padova (35.380), Vicenza (35.160), Belluno (10. 145) e Rovigo (9.865).
Se si guardano poi le tipologie di contratti stipulati emerge una consistente variabilità tra le diverse province. Rispetto a una media regionale del 9,7% per i contratti a tempo indeterminato, ad esempio, è la provincia di Venezia a registrare il più basso numero (5,6% sul totale under 30), a fronte del 14,5% per Padova, seguita da Vicenza con il 13,4% e Treviso con il 12,8%; poi ancora Belluno (10,3%), Verona(8,1%) e infine Rovigo (6,9%). Per l’apprendistato la provincia che attesta il numero maggiore di contratti stipulati è Vicenza (16,8%), seguita da Padova (16,4%), Treviso (14,4%), Venezia (12,9%), Verona (12,1%), Rovigo(11,8%); mentre in fondo alla classifica troviamo Belluno con il 7,2%.
(In allegato slide con dati provinciali anche per le altre tipologie di contratto).
Sempre guardando ai dati provinciali elaborati da Fondazione Corazzin, è interessante notare, inoltre, che i settori con più assunzioni di lavoratori under 30 sono ricettività e ristorazione per le province di Venezia (26.375 assunzioni), Verona (11.285) e Belluno (3.000); servizi alle imprese*, noleggi e agenzie per Vicenza (8.870), Treviso (8.865) e Padova (7.335) e infine Agricoltura, silvicoltura e pesca per la provincia di Rovigo (1945).
*“Servizi alle imprese” comprende in maniera prevalente le attività di ricerca del personale, che pertanto riguardano vari settori produttivi.
I contratti di stage extracurricolari
La lettura di Fondazione Corazzin ha preso in considerazione anche i dati relativi ai contratti di stage formalizzati da giovani con età inferiore ai 30 anni, intesi qui come percorsi extracurricolari rispetto agli studi, che in Veneto da inizio anno al terzo trimestre 2023 sono stati 15.980. Numero che se rapportato al totale dei contratti stipulati da giovani under 30 corrisponde al 6,2%. Tale rapporto tra stage e totale contratti ha registrato dapprima, nel passaggio dal 2013 (8,8%) al 2016 (11,2%) una forte crescita, e poi una tendenza di graduale calo dal 2016 ad oggi (6,2% nel 2023), ad eccezione di un picco nel 2021 (9,6%) dovuto probabilmente alla ripresa post-Covid (fonte: Veneto Lavoro).
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