FRIULI VENEZIA GIULIA – I Giovani Democratici del Friuli Venezia Giulia si schierano a favore dell’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole e contestano la recente decisione del Governo di destinare i fondi già previsti per questo scopo a corsi di formazione sulla fertilità per docenti e studenti. L’iniziativa, che mira a potenziare la salute e il benessere delle nuove generazioni, è sostenuta anche da un appello rivolto alla Regione affinché nei consultori familiari siano attivi punti di ascolto dedicati agli adolescenti, come proposto dalla consigliera Laura Fasiolo nell’ultima legge di bilancio.
Un’educazione completa e consapevole
I Giovani Democratici ritengono che l’educazione sessuale e affettiva sia un elemento essenziale per lo sviluppo dei giovani, che devono essere formati su temi come i diritti sessuali e riproduttivi, oltre a quelli legati alla fertilità. “L’educazione sessuale è uno strumento fondamentale per crescere giovani consapevoli, responsabili e rispettosi delle differenze”, afferma Emma Ferrari, responsabile delle Pari opportunità e diritti dei GD FVG e consigliera comunale a Udine. “Chi critica l’educazione sessuale come ideologia di genere non ha capito nulla o sta cercando di imporre una visione reazionaria”.
Il contesto italiano e i dati emersi dal sondaggio
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non avere un programma obbligatorio di educazione sessuale nelle scuole. Questa lacuna è preoccupante, soprattutto alla luce dei dati emersi da un sondaggio di Skuola.net, che ha coinvolto oltre 15mila giovani. Il 93,7% degli studenti ha espresso favore per l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia obbligatoria. Inoltre, i comportamenti a rischio tra i giovani sono in aumento, evidenziando la necessità di una formazione adeguata su questi temi.
La posizione dei GD FVG sulla denatalità e la precarietà
Per il segretario dei Giovani Democratici FVG, Ferdinando Santoro, la politica del Governo Meloni in tema di denatalità è inadeguata. “Il calo demografico è causato da problemi concreti, come la precarietà lavorativa e la difficoltà di conciliare lavoro e vita privata”, sottolinea Santoro. “Non possiamo parlare di fertilità senza affrontare questi nodi strutturali. Continuare a ignorare questi problemi significa scaricare la responsabilità della crisi demografica sulle donne”.