Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di CBD, anche detto cannabidiolo, per quanto la reazione non sia sempre uguale da parte degli addetti ai lavori, soprattutto nel campo sanitario. Il problema che si avverte, nella maggior parte dei casi e soprattutto a proposito di come questa sostanza possa essere recepita nel mercato di riferimento, riguarda molto spesso la mancanza di informazione a proposito del cannabidiolo, molto spesso confuso con altre sostanze stupefacenti come la cannabis che, presentando dei valori di THC, provoca il caratteristico effetto “sballo” in chi la assume.
Per sottolineare le differenze che ci sono tra CBD e cannabis è importante considerare soprattutto il ruolo del THC, la sostanza stupefacente che permette alle droghe leggere di recare loro il carattere che, comunemente, viene considerato alla base della reazione organica in termini di eccitazione, euforia e tanto altro ancora. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a tal proposito, relativamente anche al motivo per cui il CBD può essere utilizzato dal punto di vista medico, provocando degli importanti benefici.
L’azione del THC e l’assenza della sostanza nel CBD
Non è un segreto che esistano sostenitori della Marijuana Legale e della liberalizzazione di droghe leggere che, in alcune realtà sociali, si scontrano con una grossa polemica a proposito del fatto che la droga possa essere sinonimo di morte; al di là delle specifiche componenti che possono essere prese in considerazione in tal senso, è importante sottolineare che non tutte le sostanze che possono essere assunte provocano uguali reazioni nell’organismo, in virtù di una composizione naturalmente differente che si trova alla base dell’azione delle sostanze stesse.
Quando si parla di CBD si fa riferimento ad un composto che si trova in natura (dunque non viene prodotto sinteticamente) e che viene estratto dalla canapa, ma che presenta una composizione notevolmente differente rispetto alla cannabis e alle altre droghe leggere. La differenza fondamentale si osserva in merito al THC, sostanza che provoca alcune reazioni dal punto di vista organico, tra cui sensazione di sballo, euforia, eccitazione, stati vertiginosi o di confusione, a cui possono essere conseguenti nausea o altre problematiche che vengono percepite dal punto di vista organico. I livelli di THC presenti all’interno del CBD sono nulli, dunque la sostanza non può assolutamente provocare i medesimi effetti che si avvertono nel caso di assunzione di cannabis o altre sostanze stupefacenti.
L’azione del CBD nell’organismo umano e il rapporto con i recettori del cervello
Per meglio comprendere la differenza che c’è tra il cannabidiolo e le altre sostanze stupefacenti, incluse nel novero delle droghe leggere, è importante considerare anche quale sia l’azione di queste sostanze nell’organismo umano, soprattutto relativamente ai benefici che vengono causati dal CBD a seguito della sua assunzione. L’azione del cannabidiolo è importante soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto sistema endocannabinoide, in virtù dell’importanza del CBD per i recettori CB1 e CB2 del cervello: in altre parole, ciò che viene provocato dall’assunzione di questa sostanza non è tanto una risposta euforica, quanto più una reazione lenitiva, a proposito di dolori che possono essere causati da patologie o da condizioni di infiammazione.
Il THC presente in grande quantità all’interno di sostanze stupefacenti provoca delle controindicazioni dal punto di vista sanitario che difficilmente vengono replicate anche dal cannabidiolo che, naturalmente, non crea uno stato di dipendenza, così come molti farmaci da banco, in virtù dell’assenza di sostanze che possano provocare una risposta di assuefazione da parte dell’organismo umano. Per questo motivo, sempre più ricerche cercano di sottolineare quale sia l’impianto benefico degli oli da CBD, utilizzabili anche e soprattutto dal punto di vista sanitario.