“L’assessore regionale alla sanità Riccardi dichiara che i bisogni dei cittadini stanno davanti a tutto e che è il pubblico a dettare regole e tariffe delle prestazioni sanitarie: su questo siamo d’accordo, ma bisogna dire tutta la verità ai cittadini e spiegare loro qual è la situazione reale”.
Esordisce così il presidente di Assosalute Claudio Riccobon in risposta alle parole dell’assessore Riccardi pubblicate sulle pagine del Messaggero Veneto e del Piccolo che commentava la decisione delle Strutture sanitarie private accreditate regionali di sospendere, a partire da sabato primo marzo, le prenotazioni in regime di convenzione con il SSR (servizio sanitario regionale) di numerose prestazioni.
Le tariffe per i privati accreditati
“Le tariffe, ovvero il rimborso che la Regione eroga alle strutture private accreditate per ogni prestazione in convenzione, sono ferme da 20 anni e dal 29 dicembre, per molte prestazioni, le abbiamo viste decurtate con percentuali che vanno dal 20 al 60%.
In questi due decenni, però, i privati accreditati hanno dovuto sostenere l’aumento dei costi del personale, dell’energia, dell’assistenza e della manutenzione, dei presìdi da utilizzare e anche tutti quei costi relativi alla mole sempre crescente di adempimenti burocratici ed amministrativi..
Noi NON chiediamo l’aumento delle tariffe ferme da 20 anni, chiediamo solo che siano mantenute e non decurtate. Decidere di applicare i ribassi, invece, è un atto scollegato dalla realtà e ben lontano da fare gli interessi dei cittadini.”
La Regione FVG poteva derogare all’applicazione delle nuove tariffe.
“La nostra Regione è autonoma nella gestione della spesa sanitaria; quindi, può derogare dal nuovo tariffario in libertà. Il vicino Veneto, per esempio, ha prorogato per 3 mesi il vecchio tariffario in attesa di trovare una soluzione comune, mentre la Lombardia ha deciso di non recepirlo.
In questi due mesi, dal 29 dicembre, speravamo che l’amministrazione regionale capisse le nostre difficoltà e aprisse un tavolo di lavoro per ascoltare e recepire l’esperienza delle strutture del privato accreditato, l’unico interlocutore a conoscere la reale incidenza dei costi sulle prestazioni in quanto l’unico ad essere remunerato a tariffa per le prestazioni erogate. Al contrario, leggiamo sempre nell’intervista citata, il ricatto a prolungare i tempi per il rinnovo dell’accordo triennale scaduto”.
Le tariffe nella sanità pubblica
“La remunerazione “a prestazione erogata” avviene solo per il privato accreditato. Il sistema sanitario pubblico viene invece pagato sulla base dei costi storici: tanto hai speso in passato, tanto ti do per il futuro. A questa remunerazione si aggiungono incrementi annuali, finanziamenti speciali per nuove tecnologie, spazi, ammodernamenti che invece il privato accreditato si paga da solo con le tariffe incassate.
Se applicassimo la stessa modalità alla sanità pubblica, quanto reggerebbe il sistema?”
I bisogni dei cittadini al centro
“Al privato accreditato viene giustamente chiesto di adeguare investimenti, tecnologie e competenze per garantire un servizio qualitativamente elevato a tutela della cittadinanza.
Decidere di abbassare tariffe ferme da 20 anni, invece, significa strozzarlo e togliere valore alla qualità di tutti i profili sanitari perché non si tiene nemmeno conto di una giusta remunerazione dell’attività del fisioterapista, del tecnico di radiologia, dell’infermiere e ancora di più del medico.
Se una visita specialistica da mezzora vale 29 euro e il costo orario aziendale del medico è di 65 euro ora, quella prestazione è sottostimata alla base e a quel costo vanno ulteriormente aggiunti i costi per ambulatorio, attrezzature, materiali di consumo, ulteriore personale di supporto, riscaldamento, energia elettrica, ecc.”
Condivisa la realtà dei fatti, auspichiamo di essere chiamati ad un tavolo di lavoro per chiarire, approfondire e trovare una soluzione condivisa con la Regione.”