Nella giornata del 19 agosto, personale della Squadra Mobile della Questura di Udine, in collaborazione con quello della Polizia di Frontiera di Milano Linate, ha dato esecuzione ad un ordine per la carcerazione, disposto dalla locale Procura il 16 dicembre 2019, nei confronti di un 36 enne cittadino albanese.
Il predetto deve scontare una condanna alla pena di anni 6, mesi 1 e giorni 8 di reclusione, emessa dal Tribunale di Udine, per fatti occorsi a Udine ed in provincia fra il 2011 ed il 2015. L’uomo era parte attiva di un sodalizio, composto da altri connazionali, dedito ad azioni predatorie in danno di abitazioni.
Una prima condanna è giunta a seguito del fermo dell’uomo e di altri 3 connazionali, avvenuto nell’ottobre del 2011, quando furono sorpresi in un immobile della bassa friulana, dove avevano nascosto la refurtiva dei sette furti commessi nella stessa zona nei giorni antecedenti. Nella circostanza, Il valore dei beni rinvenuti era stato stimato in almeno 30.000 Euro, e comprendeva monili in oro, telefonini e computer.
Dopo un periodo di carcerazione in regime di misura cautelare, l’uomo veniva rilasciato. Il giorno di ferragosto del 2015, a Lignano Sabbiadoro (Ud) veniva deferito in stato di libertà perché ritenuto responsabile, unitamente ad un connazionale, di aver perpetrato il furto nell’abitazione di un imprenditorie udinese.
Nella circostanza, veniva recuperato l’intero bottino del furto, stimato in circa 20.000 Euro, che comprendeva fra gli altri, orologi di pregio ed alcuni gioielli. L’uomo in Italia era titolare di regolare soggiorno, e da prima era domiciliato nella località balneare di Lignano e successivamente si trasferiva a Vercelli. Dopo l’emissione del provvedimento di carcerazione, le verifiche davano conto che questi alla fine del 2018 lasciava l’Italia, trasferendosi per pochi mesi in Germania e di seguito in Belgio, dove veniva tratto in arresto, sempre per la commissione di reati predatori.
A soddisfatta giustizia belga, l’uomo, in esecuzione del Mandato di Arresto Europeo che la Procura di Udine aveva tempestivamente predisposto, veniva estradato in Italia, e dopo gli atti di rito, associato presso il carcere di Pavia.