UDINE. Pietro Chiandussi, l’oste che ha conquistato il cuore degli udinesi e non solo, è scomparso all’età di 88 anni. Famoso per la sua osteria Udinese Caffè in riva Bartolini, divenne noto come “Pieri Mortadele” grazie a un gesto memorabile: l’offerta di una gigantesca mortadella di 100 kg agli alpini in occasione dell’adunata del 1974, evento che segnò indelebilmente la storia del locale e la sua identità.
Da Gemma Bar a Pieri Mortadele: una storia di successo
Chiandussi gestì il locale, originariamente chiamato Gemma Bar in onore di sua moglie, dal 1970 al 1995, creando un punto di incontro amato dalla comunità locale. Fu sotto la sua guida che l’osteria ampliò i suoi spazi per includere un magazzino retrostante, trasformato in sala per accogliere la celebre mortadella e i numerosi clienti che affluivano per assaporarla.
Un’eredità di passione e accoglienza
La passione di Pietro per l’osteria, descritta come una seconda casa, si manifestava nell’amore per il contatto con la gente e nella cura nel servire prodotti di qualità. La figlia Alessandra Chiandussi ricorda con affetto il legame profondo che univa i suoi genitori, entrambi pilastri del locale, e la dedizione del padre nel mantenere vive le tradizioni e nel promuovere la cultura gastronomica locale.
La tradizione continua
Nel 2004, i nuovi gestori del locale, Luca Merlino e Paolo Genuzio, decisero di onorare la figura di Chiandussi ufficializzando il soprannome “Pieri Mortadele” sull’insegna del locale. Questo gesto sottolinea il profondo legame tra Chiandussi e la comunità udinese, e la continuità di una tradizione che unisce storia locale e gusto.
Un saluto commosso
I funerali di Pietro Chiandussi, un uomo descritto come un padre e nonno amorevole, saranno celebrati giovedì 11 aprile alle 10.30 nella chiesa del cimitero urbano di San Vito a Udine, un ultimo saluto a un personaggio che ha saputo lasciare un segno indelebile nella vita sociale e culturale della città. La sua eredità continua a vivere nel ricordo di coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato, e nel locale che ancora oggi porta il suo nome, simbolo di un’accoglienza calorosa e di una tradizione gastronomica ricca di storia.