L’accordo regionale è stato siglato ieri 30 ottobre 2020 con Aziende Ulss: i medici di base dovranno praticare i tamponi e la fase di testing agli assistiti.
Il cittadino con sintomi si rivolgerà al medico di base che potrà decidere di fare il tampone.
«Il medico di base farà il test ai pazienti – spiega il governatore Luca Zaia -. E quando il medico decreta la quarantena questa varrà anche per l’Inps; abbiamo così tagliato un passaggio di burocrazia. Presso l’ambulatorio dei medici di base si farà tutto, e se il dottore ha uno studio non idoneo può accordarsi o con i comuni o con i distretti sanitari per ottenere uno spazio adatto. Bisogna riconoscere ai medici di base che hanno fatto un sacrificio».
Ai medici di base viene chiesto di fare i tamponi ma anche di portare avanti la sorveglianza, identificando i contatti stretti e i rilevamenti. «Contiamo di mettere tutto a regime al massimo per martedì 3 novembre. È la Regione che fornisce gratuitamente ai dottori veneti i tamponi, sui 20mila tamponi al giorno, abbiamo calcolato. Teniamo aperti anche tutti i punti di accesso rapido, che contiamo di utilizzare solo per le urgenze».
«l paziente non dovrà pagare nulla al medico. A decidere chi potrà fare il tampone rapido è il medico stesso, non il paziente. Ad ogni tampone corrisponde un nome e cognome».
I DATI DELLE TERAPIE INTENSIVE
Il dottor Paolo Rosi ha fornito alcuni dati. «In questo momento ci sono 119 pazienti positivi per Covid, nelle terapie intensive del Veneto. Stiamo occupando circa il 14% dei posti che abbiamo, che sono 840 ma possiamo arrivare anche a mille. Abbiamo dunque un ampio margine, anche se i pazienti sono in crescita. Di qui a una decina di giorni secondo la previsione avremo da 160 a 180 pazienti ricoverati . L’importante è sapere che saremo in grado di gestire i posti letto senza operazioni drastiche». «L’11% dei pazienti ricoverati Covid positivi vengono ricoverati in terapia intensiva (a marzo era in media il 20% con punte del 30%). Confrontato con il totale dei positivi vediamo che finisce in terapia intensiva lo 0,4% dei pazienti ricoverati».
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