Ottant’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Gorizia e il confine orientale ancora portano i segni profondi di quel tragico periodo. Tuttavia, grazie al riconoscimento come Capitale europea della Cultura, la città ha dimostrato di guardare al futuro con ottimismo, reinterpretando il concetto di confine. Come ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “la storia non ritorna”, ma è fondamentale non dimenticare le pagine dolorose dell’esodo istriano-giuliano-dalmata.
Questo messaggio è stato ribadito oggi a Gorizia dall’assessore regionale al Patrimonio, Sebastiano Callari, che ha rappresentato la Regione Friuli Venezia Giulia alla cerimonia in occasione del Giorno del Ricordo. L’evento, organizzato presso palazzo Lantieri dalla Lega nazionale di Gorizia con il Comitato 10 febbraio e il patrocinio della Prefettura isontina, ha visto la partecipazione di numerose personalità istituzionali, tra cui il sottosegretario al ministero dell’Istruzione e del merito Paola Frassinetti, il vice sindaco di Gorizia Chiara Gatta e il professor Stefano Zecchi.
“Non possiamo ignorare che in Europa ci sono ancora focolai di ideologie che hanno segnato il Novecento, come dimostrano gli episodi di antisemitismo e gli atti vandalici recenti alle foibe di Basovizza”, ha evidenziato Callari. Tuttavia, durante la cerimonia di apertura di GO!2025 a Gorizia, è emerso un altro spirito, quello di una prospettiva di convivenza pacifica transfrontaliera e di una nuova amicizia tra i popoli.
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