Bocciato dalla Consulta il referendum sull’Autonomia differenziata
La Corte costituzionale ha reso noto oggi il verdetto sull’ammissibilità del referendum abrogativo sull’autonomia differenziata, dichiarandolo inammissibile. Dopo un’attenta valutazione in camera di consiglio, la Corte ha comunicato che il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024 è stato ritenuto inammissibile, come confermato dalla sentenza n. 192 del 2024. Secondo quanto riportato dall’ufficio stampa della Corte, ciò è dovuto al fatto che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari, compromettendo la possibilità di una scelta consapevole da parte degli elettori.
La Corte ha sottolineato che il referendum avrebbe avuto una portata che va oltre la sua funzione originaria, influenzando la questione dell’autonomia differenziata e, in ultima analisi, dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Questo tipo di questione non può essere oggetto di un referendum abrogativo, ma potrebbe eventualmente richiedere una revisione costituzionale. La sentenza completa sarà depositata nei prossimi giorni.
Da cittadinanza a Jobs Act, i referendum ammissibili
La Corte costituzionale ha anche valutato l’ammissibilità di altri 5 referendum, tra cui quelli riguardanti la cittadinanza e il Jobs Act. Sono stati considerati ammissibili i referendum sulla cittadinanza italiana e sul Contratto di lavoro a tutele crescenti, insieme ad altre richieste relative alle piccole imprese e alla durata massima dei contratti di lavoro. L’ufficio stampa della Corte ha confermato che queste richieste rientrano nei casi in cui è possibile ricorrere all’istituto referendario, come stabilito dall’ordinamento costituzionale.
L’Fdi Balboni: “Strada chiara, fare correttivi”
Dopo il respingimento del referendum sull’autonomia differenziata, Alberto Balboni, senatore di Fdi e presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, ha commentato che la legge rimane valida e che è necessario apportare le correzioni richieste dalla Corte in precedenza. È fondamentale seguire le indicazioni dei giudici su i 7 punti evidenziati e integrare dove necessario. Secondo il senatore Balboni, l’iter si accorcia e il Parlamento può ora intervenire per correggere le lacune della legge, seguendo il chiaro percorso tracciato dalla Corte.