TRIESTE – “Dopo tredici anni di lavoro e impegno, siamo orgogliosi di lasciare ai nostri successori una struttura moderna, funzionante e performante. Un soccorso alpino che ha registrato bilanci positivi, con una visione regionale consolidata e una solida integrazione con le istituzioni locali.” Queste le parole del presidente uscente del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto, che ha ripercorso il lungo cammino intrapreso dal 2011, anno di inizio della sua presidenza.
L’avventura del Soccorso Alpino inizia con molti dubbi, tra scadenze, decisioni e la tragedia che ha segnato profondamente l’organizzazione: nel 2011, infatti, due soccorritori, Alberto e Aldo, persero la vita nell’incidente del Pelmo, un evento che ha cambiato per sempre il modo di operare dell’associazione. L’organizzazione, all’epoca divisa in tre realtà geografiche, ha dovuto affrontare il difficile compito di superare divisioni amministrative e operative per riuscire a crescere e operare in maniera unitaria e regionale. Una sfida che ha trovato nel tempo la sua risposta nella visione di un soccorso alpino più integrato e coeso, che oggi è una realtà consolidata e rispettata a livello regionale.
Il 2011 è stato anche l’anno della riforma delle normative sulla sicurezza sul lavoro, in particolare il dlgs 81 del 2008, che ha imposto una vera e propria trasformazione nell’organizzazione e nella gestione delle attività operative e formative del Soccorso Alpino. Il percorso di adeguamento ha coinvolto la certificazione di tutta la filiera operativa, dai soccorritori alle attrezzature, e ha rappresentato un salto di qualità sotto tutti i punti di vista: formativo, economico e culturale. Questo cambiamento è stato fondamentale per ottenere il riconoscimento della legge regionale, che ha sancito il ruolo del Soccorso Alpino come unico riferimento per il soccorso in montagna, collaborando sempre più strettamente con la Regione e le Ulss locali.
Uno degli sviluppi più significativi durante questi anni è stato il miglioramento dei rapporti con la Regione e le altre istituzioni. Tra le realizzazioni più importanti, l’acquisizione della nuova sede del Soccorso Alpino presso l’aeroporto di Belluno, che ha sostituito quella precedente, acquistata durante la presidenza in corso. La nuova sede, dotata di una struttura funzionale e con spazio per due elicotteri, è il simbolo della collaborazione sempre più stretta con la Regione e dei risultati concreti ottenuti grazie alla partnership con il servizio elisoccorso.
Un altro momento cruciale per il Soccorso Alpino è stato durante gli anni del Covid, quando, nonostante la pandemia e le difficoltà organizzative, si è riusciti a mantenere alta la qualità del servizio. Il Soccorso Alpino, infatti, ha affrontato il maggior numero di soccorsi mai registrato nella sua storia, pur con la sfida di dover operare in un contesto di emergenza sanitaria globale. Fondamentale è stata la collaborazione con la Scuola Medica Regionale, che ha contribuito a sviluppare e aggiornare i protocolli di sicurezza e i DPI per i soccorritori.
Il presidente uscente ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di mantenere il Soccorso Alpino come un’associazione di volontari, impegnata a prestare il proprio servizio gratuitamente. Un equilibrio delicato, da preservare per evitare che la professionalizzazione e la competizione interna possano minare la storica vocazione dell’associazione. “Le eccezioni devono confermare la regola”, ha affermato, esprimendo orgoglio per il lavoro svolto e gratitudine per il supporto ricevuto dai soccorritori e dalle famiglie, dai Delegati, dai Capistazione, dai Vice e da tutti gli Istruttori che hanno contribuito al successo di questa realtà unica e irripetibile.