Ha colpito duramente a fine agosto, lasciando segni profondi sulla comunità di Moggio Udinese e sul territorio. L’incendio che ha investito la località Cimadors basso tra il 18 agosto e il 10 settembre è stato oggetto di un’analisi da parte dell’Ispettorato forestale di Tolmezzo e della Stazione forestale di Moggio, che hanno raccolto i dati relativi a quei 22 giorni di intenso lavoro da parte di forestali e volontari della Protezione Civile regionale. Di fronte ai numerosi incendi scoppiati nell’area del Carso, per cui era stato anche dichiarato lo stato di massima pericolosità, è stato il rogo “friulano” quello più complicato da domare nell’estate 2024.
NUMERI DELL’INTERVENTO
Complessivamente sono state 34 le unità di personale forestale intervenute (per 1.069 ore totali), unitamente a 47 volontari della Protezione Civile che hanno lavorato per 681 ore. Accanto a loro è intervenuta a più riprese anche una squadra del Vigili del Fuoco a difesa e protezione delle abitazioni che erano state evacuate e due civili. In definitiva si contano 1.750 ore di lavoro. Significativo anche il numero di attrezzature utilizzate per spegnere l’incendio: cinque fuoristrada, un’autobotte, quattro vasconi portatili, quattro elicotteri (di cui uno statale) e tre Canadair. La presenza nelle vicinanze di due vasconi antincendio in muratura appositamente realizzati ha agevolato i mezzi aerei nell’approvvigionamento idrico.
L’EVOLUZIONE DEL ROGO
La prima segnalazione dell’incendio da fulmine risale al 19 agosto, con l’arrivo del CFR e delle squadre comunali della Protezione Civile nel primo pomeriggio. Lo spegnimento appare definitivo, ma a causa delle temperature elevate e dell’assenza di precipitazioni nei giorni successivi si registrano più riprese delle fiamme. La situazione non rientra: le operazioni sono particolarmente difficili anche per la posizione del rogo, scoppiato in un’area particolarmente impervia e raggiungibile dai mezzi antincendio solo dall’alto.
Nel tardo pomeriggio del 31 agosto, a causa anche del vento generato dall’arrivo di un temporale nella zona (che però non ha generato precipitazioni significative nell’area interessata dalle fiamme), si verifica una forte ripresa dell’incendio che il pronto intervento degli elicotteri non riesce a contenere completamente a causa del sopraggiungere del buio. Le fiamme si propagano fino alla parte alta del Monte Cimadors per poi proseguire lungo la cresta durante la notte: un’espansione che determina lo sviluppo di diversi focolai lungo i versanti provocati dal rotolamento a valle di materiale incandescente. La sicurezza dei cittadini è il primo pensiero del sindaco di Moggio Udinese, che decide di evacuare le frazioni di Moggessa, Badius e Borgo di mezzo.
L’intervento degli elicotteri non è sufficiente e non basta nemmeno l’arrivo dei Canadair, l’aereo concepito specificamente per la lotta antincendio: solamente un abbassamento delle temperature associato alle copiose precipitazioni del 5 e dell’8 settembre permette la chiusura del rogo. Sono centinaia gli ettari di alberi ad alto fusto (pino nero principalmente, ma anche pino silvestre) bruciati.
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