Spilimbergo, 14 novembre 2022 – L’archivio del CRAF si espande ancora. Dopo le ultime acquisizioni dei fondi Segale e Borghesan, arriva al deposito climatizzato di Palazzo Tadea anche il fondo Giovanni De Giorgi. Grazie alla donazione delle figlie Regina e Paola assieme alla moglie Rina Zavagno, il Centro spilimberghese recupera così un altro pilastro della storia della fotografia friulana.
Migliaia di positivi e negativi saranno presto oggetto di studio e ricerca al CRAF che li conserverà per le future generazioni, a testimonianza della storia locale dal 1922 al 1992.
“Siamo onorati per questo nuovo lascito – affermano il presidente Davide De Lucia e il direttore Alvise Rampini – che valorizzeremo attraverso le attività di restauro, digitalizzazione e catalogazione con l’intero staff”.
Giovanni De Giorgi ha iniziato a fotografare a 14 anni, nel 1935 si reca in Marocco a Casablanca dove si dedica all’apprendimento della professione sino alla maggiore età, quando decide di rientrare a Tauriano. Successivamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, viene fatto prigioniero di guerra in Tunisia e gran parte delle sue lastre si disperde. Rilasciato nel 1946, riprende il filo della sua inestinguibile passione per la fotografia: “Ogni giorno si recava a Udine in bicicletta – ricordano le figlie – lavorava come apprendista nella bottega di Tino da Udine e di Carlo Pignat”. Per un periodo si è successivamente trasferito a Pieve di Cadore, poi nel 1955 ha aperto lo studio a Spilimbergo: “Con la sua Hasselblad inizia a fotografare soprattutto matrimoni, eventi familiari, foto di classe – spiegano – e si specializza soprattutto nella realizzazione e ritocco delle fototessere”. Durante i 70 anni di incessante attività, documenta anche il terremoto, le feste degli emigranti, cerimonie religiose, le celebri feste del Cinema Miotto, la costruzione del bocciodromo: “Oltre agli incarichi commerciali, si dedicava alla fotografia sportiva – raccontano – amava gli spettacoli della natura e la luce. Non cercava mai riconoscimenti pubblici ma credeva nell’evidenza del suo lavoro e impegno”.
Il CRAF è ora custode di questo immenso scrigno di memoria e si farà carico della sua conservazione: “Grazie alla famiglia per questo generoso gesto – concludono De Lucia e Rampini – potremo lavorare sulla storia di Spilimbergo e non solo, con documenti di grande rilevanza storica”.
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